IL PALAZZO

palazzi

Mi trovo improvvisamente in un grande atrio , dove si affacciano le porte di diversi ascensori davanti ai quali molta gente, di ogni età, è in coda.

Un po’ innervosita per l’attesa mi accodo, finalmente si aprono diverse porte : gli ascensori sono grandi ma non riesco ad entrare per le troppe persone che ho davanti e nel contempo ho paura , soffrendo nei luoghi chiusi.

Dopo un po’ ne arriva uno vuoto, entro per prima girandomi per vedere quanta altra gente mi segue, sperando non ne entri troppa.

 Osservo l’ambiente, è grande e pieno di panche, come nei vecchi tram, sono fortunata e mi siedo mentre molti altri restano in piedi; una signora anziana seduta accanto a me mi dice:  “Non hai schiacciato il piano al quale deve scendere”

  mi alzo di scatto e vado vicino ad una tastiera appesa al muro e schiaccio il numero 5 ma la signora ha ancora qualcosa da dire ” Guarda che il quinto è già passato, ora devi aspettare che l’ascensore vada sino all’ultimo e poi scenda per poter schiacciare nuovamente  5 e ricordati del biglietto”

 “Quale biglietto?” chiedo

 ” quello per il trasporto” puoi fare due viaggi con un biglietto inserendo una monetina in quella fessura, mi risponde un po’ perplessa.

Come in altri sogni comincio a cercare affannosamente i soldi nella borsa e come al solito non li trovo, mi guardo in giro preoccupata finché la vecchina, sorridendo,  mi regala due biglietti e due monetine.

Nel frattempo l’ascensore si è fermata , parecchi individui entrano ed escono, io con il mio biglietto corro verso la testiera e schiaccio il tasto 5, si apre uno sportellino sotto, vi introduco il biglietto, che non mi viene restituito, e la monetina.

 Finalmente arrivo al 5° piano, esco e mi trovo in un corridoio immenso, mi guardo in giro e vedo uomini e donne più o meno della stessa età che camminano, come in una grande strada cittadina.

Comincio anch’io a camminare e mi guardo intorno: ci sono un sacco di porte numerate,  negozi e bar di buona levatura, i corridoi si intersecano l’uno nell’altro come in un labirinto, io giro, giro senza meta senza sapere il perché mi trovo lì, dopo un bel po’ mi sento stanca, ho i piedi che mi fanno male, (come al solito) vedo un bar e mi siedo ad un tavolino, sperando che non mi chiedano un’ordinazione perché non potrei pagare.

All’improvviso si avvicina una donna, che non ho mai visto, giovane e di bell’aspetto, con i capelli scuri ed un vestito rosso (sogno sempre a colori) si siede, mi sorride e mi chiede come và.

Le rispondo che sono stanca e non riesco a capire cosa ci faccio lì, e cos’è quel posto; lei sorride e mi dice: “Questa è una città che si sviluppa in altezza, ci sono innumerevoli piani, ognuno dei quali ospita persone suddivise in base all’età, in ogni stanza c’è una persona e come puoi vedere ci sono tantissime stanze, solo negli ultimi piani ci sono appartamenti per famiglie e queste devono essere costituite da due genitori con i figli da loro generati” ” tutte le altre persone, orfani, vedove/i, anziani ,giovani , che non costituiscono la “famiglia completa” vivono nei vari piani basati sulla loro età, come ti ho spiegato prima”.

“Tu ad esempio sei scesa al quinto, ma non è il piano adatto a te, come vedi qui ci sono in giro giovani e tu non lo sei, devi andare in un altro piano, però prima di farlo ti faccio vedere un po’ il palazzo.”

Non rispondo perché sono frastornata e la seguo, mi porta verso una porta a vetri che al nostro avvicinarsi si apre, usciamo su un terrazzo, fatto completamente di pietra grigia, come quelli vecchi della mia città, mi affaccio e vedo subito sotto al balcone tante macchine piccole ed autobus , non molto in basso come avrei immaginato trovandomi ad un quinto piano, “Qui sotto c’è la zona traffico” prosegue la bella signora indicando la parte sottostante, dove ognuno può spostarsi a suo piacimento ed andare ai diversi piani, come per l’ascensore, però ad una certa ora ognuno deve tornare al suo piano di base.

All’improvviso mi trovo in un altro quartiere, senza sapere come vi sono arrivata, mi guardo in giro e vedo tanti palazzi all’apparenza diroccati, sono alti non più di tre piani e si trovano in pendenza, in mezzo ad un grosso bosco sito in una collina, il disboscamento è notevole, per costruire quelle palazzine sono stati abbattuti migliaia di  alberi e molti, sono ancora adagiati sul terreno, con i rami spezzati, poche foglie e le radici al di fuori del terreno.

Entro in una palazzina che ha dei corridoi molto simili a quelli già visti, ad un certo punto, tra le tante porte, ne trovo una , con un numero che non ricordo, ma “sento” che è il mio nuovo appartamento.

Guardo nella borsa e trovo un mazzo di chiavi, sono le mie solite, quelle dell’attuale appartamento, provo ad usarle ma, ovviamente ,non entrano.

 Mi guardo in giro innervosita fino a quando vedo in lontananza un bancone, circondato da vetri e  con una donna dietro, mi avvicino , la guardo: è bionda, giovane e carina  come quell’altra, le chiedo se mi può dare le chiavi dell’appartamento.

 “ Mi spiace” risponde “non posso”, le chiavi vengono consegnate solo a chi vi abita”

“E’ la nuova casa dei miei genitori” rispondo “Si stanno trasferendo lì,  io sono la loro figlia! La prego mi faccia entrare, voglio vederla e poi sono molto stanca”.

“Mi spiace ma, come le ho già detto, non posso”

  “OK” rispondo in lacrime, e mi allontano.

Torno vicino all’appartamento e, mentre penso a cosa posso fare, si avvicina un anziano che mi dice “se vuoi entrare, io ho le chiavi di scorta che tuo zio ha dimenticato, te le consegno in modo tale che tu possa restituirgliele.”  E mi strizza l’occhio.

Mi da un grosso mazzo di chiavi, mi sorride e se ne va, senza lasciarmi il tempo di salutarlo.

Sorridendo inserisco la chiave più grossa nella serratura, la giro tre volte e sento uno scatto, la porta si apre ed io finalmente posso entrare.

Al primo impatto mi appare un appartamento grande, scuro, con molte porte aperte dalle quali intravvedo mobili altrettanto scuri. ( strano ma il ripetersi di corridoi e porte è emblematico).

Apro le porte ,   una per una, osservando il loro interno,  in alcune stanze ci sono diversi salotti arredati con divano poltrone e mobili , sempre, scuri , in altre manca l’arredamento.

 Vedo poi tanti bagni, in vari stili diversi, alcuni dei quali danno direttamente in camere da letto.

 Su queste ultime mi soffermo perché voglio decidere quale sarà la mia, ce n’è una che mi piace particolarmente perché ha un grosso letto, con una coperta azzurra, dei mobili chiari e allegri e una biblioteca laccata di rosso.

“Wow” esclamo “questa mi piace tanto, sarà mia mentre le stanze accanto le userò come studio e salottino” mentre parlo con me stessa sento la porta d’ingresso aprirsi, esco dalla stanza e mi precipito all’entrata per vedere chi c’è e, con sorpresa e immensa gioia, vedo i miei genitori.

“Mamma, papà” esclamo “Vedo che avete già arredato l’appartamento su corridoi sempre simili a quelli del palazzo, con gente che và e viene.

 Mentre chiudo la porto noto che nella stanza vi sono anche due finestre, aperte e senza tapparelle, che danno anch’esse sui corridoi.

M precipito fuori dalla stanza e vado a cercare papà,  e  lo trovo in uno dei tanti bagni “Papà” urlo nervosamente “Ma hai visto che in una stanza c’è una porta senza serratura che dà sui corridoi? Se non la blocchiamo potrebbe entrare chiunque ed in qualsiasi momento” sono agitata

 “Lo so” risponde ” ce ne sono altre tre in altrettante stanze, una è un bagno, ma non ti preoccupare , non succederà nulla.

Non mi convince, ed invece di calmarmi guardo la finestra, sento che la mia sicurezza viene a mancare, “dobbiamo fare qualcosa altrimenti non vivo!”

A questo punto mi sveglio e per il momento il sogno finisce qui. Ma ci sarà un seguito

Lascia un commento